Siamo stati da Riccioli D’Oro, un posto speciale che sbalordisce per gusto e autenticità dei sapori, a prezzi letteralmente accessibili per tutti
Nel quadrante nord-est della Capitale, c’è un’insegna che continua a far parlare molto bene di sé. Riccioli D’Oro è quel posto che ti conquista sin dai primi attimi. Arredo vintage, atmosfera informale e cucina ricercata creano un mix che rende unica la visita.
Lo chef e patron, Luca Ronzoni, mette in campo tutta la sua ricca esperienza nell’alta ristorazione (Colonna, La Pergola e Pulejo giusto per fare qualche nome) proponendo ricette elaborate, senza mai arrivare a piatti incomprensibili o privi di gusto.
Il menù: le “mezze’’, le “piene’’ e le degustazioni a prezzi pop
La carta di Riccioli D’Oro è un biglietto da visita che incuriosisce anche la clientela meno orientata alla cucina gourmet. Oltre a tre percorsi degustazione da cinque, sette e nove portate rispettivamente a 40€, 45€ e 60€, c’è la possibilità di orientarsi tra “mezze” portate e le “piene”, senza distinzione tra antipasti, primi e secondi.
La cantina è gestita dal bravo Valerio, che si orienta molto bene tra etichette biologiche e di qualità. Ai percorsi degustazione è possibile abbinare un pairing da tre calici a 20€, oppure 5 calici a 30€.
Il nostro percorso, tra sapori autentici e cucina audace
Diamo carta bianca allo Chef e scegliamo il percorso da nove portate. Il livello è subito molto alto, con il fungo alla brace al latte di cocco e curry verde: qui stupiscono sapore e consistenza del vegetale, che traghettano il palato verso il naturale ricordo della carne.
Segue la sua idea di “tiella” di Gaeta, con una croccante sfoglia di riso che accompagna il goloso ricordo di una ricetta tradizionale del basso Lazio. Arriva il porro gratinato al gorgonzola e cioccolato, un piatto audace ma perfettamente riuscito nell’equilibrio tra ingredienti dolci e sapidità. La terza portata è il totano tagliato finemente, avvolto da grasso di manzo, limone e rosmarino: una ricetta che eleva il palato a sentori autentici e decisi.
Seguono le rigaglie con topinambur e riso soffiato: qui la creatività dello chef si mescola ai sentori della tradizione romana, con la neutralità del topinambur che accompagna l’esplosione di gusto tra il sugo e la croccantezza del cereale. Vorremmo quasi chiamarlo un supplì scomposto, ma è un termine che toglierebbe qualche merito all’immaginazione di Luca.
La linguina al kiwi, torna in carta l’iconico piatto dello chef
Il percorso giunge alla linguina al kiwi fermentato con grana di pecora e polvere di basilico. Ad accompagnare il tutto, un cocktail “Bloody Mary” al kiwi. Il piatto vuole ricordare la pasta al pomodoro, facendo cooperare perfettamente l’acidità del fermentato e gli ingredienti che di base si accompagnano al grande classico della cucina mediterranea. Il risultato sorprende tanto da mettere allegria!
La seconda parte del percorso passa per un bottone ripieno di coniglio con mandorle e crema di pinoli, fino al cinghiale ricoperto da broccoletti in conserva e cioccolato fondente. Il dolce è una coccola che gioca su sapori e consistenze, con castagna e cioccolato che portano il palato verso naturali sentori di nocciola.
I calici hanno tenuto testa alla complessità dei sapori che giungevano al tavolo, rendendo merito ad una cantina che si evolve egregiamente al passo della cucina.
Il servizio è sorridente ed informale. Coloro che ci hanno raccontato le ricette lo facevano con passione e dedizione, ben consapevoli dell’autenticità della cucina proposta ai commensali.
Sensazioni finali
Nel complesso, Riccioli D’Oro risulta attualmente uno degli indirizzi più interessanti sul territorio capitolino, non solo per il rapporto qualità-prezzo.
Nei piatti si sente l’anima dello Chef che dedica interamente le sue giornate ad una proposta in continua evoluzione. Non chiedetegli di cambiare il menù soltanto con le stagioni, perché qui le trasformazioni in carta seguono ritmi mensili. A sorprendere è la naturalezza con cui i nuovi innesti riescono ad essere sempre più meritevoli delle precedenti proposte. A qualche signature, però, Luca non vuole proprio rinunciare.
Un posto come questo riesce a colmare i vuoti lasciati da una giornata, regalare sorrisi ed avvicinare tutti (ma davvero tutti), al mondo dell’alta cucina. Un posto come questo dovrebbe essere il cartello della ristorazione.